The Broadsword And The Beast

Un altro mastodontico super classico nella discografia dei Tull. Si tratta del mio terzo disco preferito: nasce come risposta all’album A (1980), uno dei lavori più controversi della band inglese.

Qui iniziamo davvero col botto: si tratta di un album davvero magistrale. L’ascolto inizia con Beastie, primo mastodontico superclassico: canzone splendida, con una parte ritmica davvero potente e precisa; si prosegue con Clasp, grande brano con un arrangiamento che strizza l’occhio al rock progressivo: qui il flauto di Ian An: si tratta di uderson regala davvero delle forti emozioni; si prosegue poi con Fallen On Hard Times, capolavoro assoluto che dimostra ancora una volta come i Jethro Tull si trovino a loro agio anche in ambito rockettaro. Abbiamo poi Flying Colours, uno dei punti deboli del disco: qui in evidenza c’è il pianoforte di Peter John Vettese, che fa il suo debutto come membro della band inglese. Si passa poi a Slow Marching Band, altro grande super classico dei Jethro Tull: si tratta di una grande ballata con un arrangiamento tipico dei Tull. Un altro punto debole del disco è Broadsword, ballata che alla lunga risulta un po’ indigesta. Ma torniamo a parlare di capolavori, perchè questo disco si chiude con tre autentici super classici: si parte con Pussy Willow, si prosegue con Seal Driver e si passa all’ultima traccia del disco: Cheerio.

Se, come chi scrive, possedete l’edizione rimasterizzata uscita nel 2005 che reca la scritta Digitally Remastered With Bonus Tracks, l’ascolto prosegue con altre otto canzoni: Jack Frost And The Hooded Crow, Jack A Lynn (la cui primissima versione è stata inserita nell’Heavy Horses. New Shoes Edition uscito nel 2018), Mayhem Maybe, Too Many Too, Overhang, Rhythm In Gold, I Am Your Gun e Down At The End Of Your Road. Un altro gioiellino nella discografia dei Tull che gli appassionati non possono assolutamente lasciarsi scappare!!

 

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